giovedì 11 aprile 2013

Darko Pančev:Il cobra senza veleno

                                     Darko Pančev:Il cobra senza veleno
Darko Pančev (Skopje7 settembre 1965
Ecco oggi parliamo uno dei tantissimi giocatori bidoni acquistati dall'Inter che ci donato tantissimi giocatori non all'altezza della situazione per una maglia gloriosa qual'è quella nerazzurra, sicuramente questa squadra è stata bersagliata da tantissimi dirigenti non all'altezza della situazione, e per via di questi giocatori che la squadra nerazzurra ha dovuto per molti campionati arrancare nelle posizioni più modeste della classifica, poi con l'arrivo del presidente Moratti addirittura si sono visti persino giocatori al quanto imbarazzanti, ma questo che parliamo oggi non è un prodotto dell'era Moratti.
Pancev, attaccante puro, esordì nella locale squadra del Vardar nella stagione 1982/83, e lì restò fino al 1988, anno in cui fu acquistato dalla Stella Rossa di Belgrado. In quella squadra giocò quattro anni, arrivando a vincere nel 1991 la Coppa dei Campioni e la Coppa Intercontinentale, oltre a segnare qualcosa come 84 gol. Un dato impressionante. L’Inter, in crisi nel reparto offensivo, optò per l’acquisto del centravanti slavo, che arrivò così a Milano per 14 miliardi di Lire allo scopo di rinforzare un organico così composto (la seguente è una formazione-tipo del 1992): Zenga, Bianchi, Bergomi, Battistini, Ferri, De Agostini, Shalimov, Sammer, Berti, Schillaci e... Pancev. Osvaldo Bagnoli disse di lui: «Dite che con Pancev bisogna avere pazienza perché è macedone? Sarà... ma io sono della Bovisa e non sono mica un pirla!». Difficile dargli torto: in 12 presenze, Darko segnò la bellezza di un misero gol, ma in compenso furono tanti e clamorosi quelli falliti, alcuni a due metri dalla porta avversaria. I fatti dettero ragione all’allenatore. Ceduto per disperazione al Lipsia, in Germania, nel Gennaio del 1994, tornò in Italia la stagione successiva, in tempo per giocare fino alla fine del campionato (7 presenze, 2 gol). Finì i suoi giorni (sportivi ovviamente) al Sion, nel 1997. Da quando ha appeso le scarpe al chiodo, si è dedicato all’attività di procuratore, poi ha collaborato con il club locale del Vardar Skopje. E’ stato anche tra i candidati per la carica di allenatore della Nazionale macedone. Nel Luglio del 2007 Platini gli ha consegnato la “Scarpa d’Oro” a lui negata nel 1991: all’epoca la Federazione di Cipro segnalò un giocatore sconosciuto che avrebbe segnato ben 40 gol, ma alla lunga si è scoperto che c’era qualcosa che non andava e quindi, anche se dopo tanto tempo, hanno deciso di premiare chi effettivamente aveva meritato di vincere quest’ambito premio. Meglio tardi che mai, verrebbe da dire. Anche se, in ogni caso, in Italia sarà per sempre ricordato come una delle “bufale” più clamorose. 
Poco dopo fece alcune dichiarazione riguardante la sua esperienza:«L’Inter è stata il più grande sbaglio della mia vita - si rammarica -, per colpa dell’Italia ho chiuso presto la carriera (smise a 32 anni dopo dimenticabili esperienze al Fortuna Dusseldorf in Germania e al Sion in Svizzera, ndr)». Perché, Darko? «Nel ’91 mi volevano Milan, Barcellona, Manchester United, Real Madrid. Ero l’attaccante più ricercato e finii all’Inter, che praticava un calcio difensivo e mi offriva al massimo due occasioni a partita. Io potevo funzionare in un club con uno stile definito, non all’Inter. Voi mi giudicate "bidone", ma dovreste dire lo stesso di Shevchenko, che al Chelsea non fa più gol perché sta in una squadra che pensa a non prenderle». Pancev come Sheva? Dai, Cobra, ora non esageriamo.

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