Renato Portaluppi, noto in Brasile come Renato Gaúcho (Guaporé, 9 settembre 1962)
Adesso parliamo di un giocatore della squadra capitale d'Italia, l'anno che parliamo e del lontano 1988, quando in Italia non esisteva ancora la legge Bosman e al massimo potevano giocare in una squadra italiana 3 stranieri, quindi era molto difficile quei tempi poter sbagliare,in quanto si portavano solo giocatori possibilmente affidabili, con una buona esperienza in campo internazionale e soprattutto dei giocatori affermati nelle loro nazionali, si vedevano accuratamente i giocatori da portare in Italia.
Ahimè la Roma in quell'anno riusciì addirittura a prenderne 2 dal Brasile dei veri e propri flop, Portaluppi e Andrade, ma oggi conosciamo meglio Portaluppi poi nelle prossime rubriche dedicherò una pagina anche all'altro campione mancato.
Si nasce incendiari, si muore pompieri e questa è la storia di Renato Portaluppi (così lo conosciamo in Italia) o Renato Gaucho (così lo chiamano in Brasile). Renato dodicesimo e penultimo figlio di una famiglia del Rio Grande do Sul, campione che vinse da solo la coppa Intercontinentale del 1983, a Tokio: Gremio-Amburgo 2-1, sua la doppietta vincente. Renato che amava le donne: "Ho avuto centinaia di ragazze - disse un giorno a Playboy -. Ho fatto l’amore al Maracanà e nella toilette dell’aereo che mi portava a Roma". E ancora: "I gay mi facevano la posta all’uscita dagli spogliatoi, cercavano di andare al sodo. Rispetto gli omosessuali, però non rientrano nei miei gusti"
Resterà nel Gremio dal 1982 al 86 con 65 presenze e 15 gol quini si trasferisce al Flamengo nel 1987/88 con 37 partite e 9 gol.
Renato arrivò alla Roma nell’estate del 1988. Capello lungo e bandana stile Rambo, sguardo latino e occhiale scuro. Fece amorosa strage di romane. I tifosi della Magica non persero l’occasione: lo soprannominarono "Pube de oro" per contrapporlo al Pibe de oro, Diego Maradona. Pube, pibe: sottili differenze.
Insomma, quando arrivò a Roma tutto sembrava tranne che un pacco o un bidone… Oddio, forse i primi dubbi potevano e dovevano arrivare subito ai dirigenti e ai tifosi giallorossi presenti ai primi allenamenti della squadra. Renato si presentava sempre allo stesso modo: capelli lunghi con un filino di gel, camicia hawaiana con vista sul crocifisso su petto villoso, bermuda rosso fuoco e il tutto condito da due tre litri di acqua di colonia o profumo. Voglia di lavorare e faticare sul campo? Zero! Meglio finire subito l’allenamento (quando ci andava) e divertirsi con la sempre proverbiale “dolce vita” romana, che sembrava fatta apposta per un brasiliano
In quell’indimenticabile (per lui) 1989 fu sempre circondato da belle ragazze e riuscì a farsi conoscere da tutti i locali notturni della capitale. Per riuscire in questa difficile impresa sfruttava tutte le ore della notte; del resto aveva un fisico eccezionale e rimaneva sobrio anche dopo il terzo gallone di birra… Già, perché la birra era l’altra grande passione del buon Renato Portaluppi! Secondo alcuni fornitori, da solo fece impennare le vendite e i ricavi di bibite alcoliche di tutta Roma; roba da guinness dei primati! Ovviamente abbiamo scherzato, ma del resto per lui il calcio era soltanto un gioco e non riusciva a prenderlo troppo sul serio. In Brasile questo modo di ragionare poteva anche andare bene, in Italia proprio no.
E pensare che la sua stagione romana era anche cominciata bene: le prime gare ufficiali, quelle del girone di Coppa Italia, videro Renato realizzare tre reti nelle prime cinque partite. L’inizio fu incoraggiante, ma il resto, Fisico da culturista, chioma fluente e temperamento assai caliente, Renato si getta a capofitto nella “dolce vita” romana. Tra l’altro, entra nel giro di Maradona e consuma le sue nottate brave tra femmine e droga. Bacco, tabacco e venere: il rendimento sul campo è conseguente, ovvero una pena. In campionato 23 presenze e nessun gol, 3 partite e 1 rete in Coppa Uefa, 6 partite e 3 reti in Coppa Italia. Non contento della propria fama di indomito playboy e nottambulo, si mette in mostra anche per il carattere assai collerico: fa a botte con Daniele Massaro, rilascia interviste polemiche contro il calcio italiano, a un giornale brasiliano confida che un giocatore come Giannini lì non giocherebbe neanche in terza divisione. Insomma, Renato in Italia non si diverte abbastanza (almeno giocando a calcio), non si sente capito, anzi ha la sensazione di subire un boicottaggio.
I tifosi per un po’ lo fischiano e si incazzano, poi passano agli sfottò. All’Olimpico appare uno striscione con la scritta: «A’ Renato, ridacce Cochi». La sua presenza diventa in poco tempo assai ingombrante, pertanto viene rispedito al mittente a fine stagione.
E pensare che aveva indotto in errore persino uno come Nils Liedhom che disse di lui: "è il nuovo Gullit, il Gullit bianco" e anche il presidente Viola che disse:«Renato e’ il primo rinforzo giallorosso di questa stagione, la pietra miliare per un nuovo gioco. Basta con il gioco atletico, soltanto agonistico. Il calcio e’ bello per la fantasia, la classe, e Renato ne e’ uno dei massimi rappresentanti. Con un torello come Rizzitelli vicino e un altro grosso acquisto, la Roma sara’ di nuovo grandissima»
Portaluppi rientrò in Brasile. Flamengo, Botafogo, Cruzeiro, Atletico Mineiro. E Fluminense, dove o Gaucho entrò nel mito per un decisivo e insolito gol. Finale del campionato di Rio del 1995, Flamengo-Fluminense. "Fla-Flu", superclassico carioca. Sui canali satellitari l’azione si rivede di frequente in documentari calcistici: ultimi minuti, tiro-cross da destra e deviazione vincente di Renato con il ventre. Un colpo da odalisca. Flamenghisti attoniti e disperati, fluminensi fuori controllo per la gioia. Le urla dei telecronisti, "Renatoooooo, goooool de barriga (che in portoghese vuol dire pancia, ndr)", e poi Portaluppi inginocchiato che si fa il segno della croce, prega e ringrazia il cielo. Il gol de barriga al Flamengo è diventata un’immagine sacra del calcio brasiliano, come la finta di Garrincha o la bycicleta (rovesciata) di Pelé.
Conta 41 presenze e 5 reti nella Nazionale brasiliana. Partecipò al campionato del mondo 1990.
Ora è allenatore dal 2000: fino al 5 maggio 2001 allenò il Madureira. In seguito fu l'allenatore del Fluminense a due riprese, dal 2 settembre 2002 all'11 luglio2003 e dal 1º ottobre al 28 dicembre 2003. Dal 18 luglio 2005 al 12 aprile 2007 ha guidato il Vasco da Gama.
Dal 24 aprile 2007 al 10 agosto 2008 allenò nuovamente il Fluminense, con cui vinse la Coppa del Brasile, primo titolo della sua carriera da allenatore, il 6 giugno 2007. Nell'edizione 2008 della Coppa Libertadores condusse la Fluminense in finale, dove la squadra fu battuta dalla LDU Quito. Nell'agosto seguente fu esonerato dopo una serie di risultati negativi, culminati nella sorprendente sconfitta contro l'Ipatinga.
Il 18 settembre 2008 è chiamato di nuovo alla guida del Vasco da Gama, ma la squadra retrocede in Série B.(7 dicembre 2008). Il 21 luglio 2009 è tornato per la seconda volta sulla panchina del Fluminense al posto di Carlos Alberto Parreira, esonerato dopo 5 sconfitte consecutive (30 agosto). Il 13 dicembre2009 ha allenato il Bahia per poi passare il 10 agosto al Gremio. Il 5 luglio 2011 è ufficialmente il nuovo tecnico dell'Atletico Paranaense