MA MING YU: Dalla Cina con furore
Ma Ming yu (Chongqing, 4 febbraio 1972)
Oggi parliamo del primo giocatore cinese che abbia indossato una maglia di calcio del nostro paese, si infatti lo ha solo indossata in quanto il ragazzo venuto dall'oriente non ha mai esordito nella nostra serie a.
Il primo cinese della storia non poteva che essere acquistato dall'ex vulcanico presidente Gaucci,allora presidente del Perugia calcio,fino ad allora aveva già aperto delle frontiere di giocatori asiatici con acquisti dal Giappone, dal Sud Korea e dalla Libia, e non poteva mancare ovviamente la Cina ed ecco che venne preso Ma.
Ma andiamo con ordine e partiamo dall inizio come venne portata avanti questa trattativa di cui si narrano tante leggende su questo giocatore ancora tutte oggi sconosciute.
Ma Ming-Yu, 27 anni secondo l’Ufficio Stampa dei grifoni, dai 30 ai 32 secondo fonti cinesi. Arrivò in prestito per una stagione (per 1 miliardo di Lire), con diritto di riscatto fissato a 4 miliardi, eventualmente da versare nelle casse dei cinesi nel Giugno 2001 – eventualità fortunatamente mai verificata – ed un ingaggio che si aggirava intorno al mezzo miliardo l’anno. Ha avuto esperienze anche con la Nazionale di calcio cinese come regista arretrato e ne è stato il capitano ai Mondiali 2002. Fu l’autore del primo tiro cinese della storia verso la porta della Selecao in un epico Brasile-Cina. «Il suo solo difetto è che gioca in Cina» – disse Bora Milutinovic, ex C.T. cinese e grande stimatore di Ma Ming Yu. I fatti lo smentiranno. Giunto all’aeroporto di Roma il 13 Agosto 2000, il neoacquisto biancorosso disse: «Sono orgoglioso di giocare in Italia; mi auguro che dopo il mio arrivo si aprano le porte ad altri cinesi. Voglio far meglio di Nakata». Già da questa frase dimostrò evidentemente di non essere buon profeta. Presentato da Gaucci il giorno seguente, chiunque fosse stato presente alla conferenza stampa si sarebbe messo a ridere (non avrebbe potuto non scoppiare in una fragorosa risata): sembrava un piccolo vecchietto cicciottello, tant’è che si mormorava che avesse effettivamente molti più anni di quanti ne dichiarasse. Addirittura confessò di essere sorpreso nell’apprendere che i Comunisti erano presenti anche in Italia.
A chi gli chiese qual’era, a suo parere, il giocatore italiano più bravo, rispose, senza esitazione: «Alessandro Nesta. L’ho visto giocare in Olanda agli Europei, è davvero un fuoriclasse. Mi auguro di poterlo comunque battere quando ci giocherò contro». Ma quando mai? E ancora: Se Del Piero è stato soprannominato Pinturicchio, mi piacerebbe poter essere chiamato Michelangelo». Manie di grandezza. L’orgoglioso Gaucci rincarò la dose: «Si tratta di un giocatore che ha delle grandi qualità e sul quale puntiamo molto per la prossima stagione. Lo abbiamo seguito a lungo e riteniamo che, per le sue caratteristiche fisiche e tecniche, possa integrarsi al meglio nella nostra squadra ed inserirsi con profitto nel campionato italiano». Alessandro Gaucci, vicepresidente del Perugia, figlio di Luciano: «Scopriamo talenti e facciamo affari: Ma Ming Yu ripeterà l’exploit di Nakata». Secondo quella che egli stesso chiama “la legge dei grandi numeri applicata al calcio”: «I cinesi sono un miliardo e mezzo, ci sarà pure un fenomeno. Cerco di portarlo qui». Quel fenomeno avrebbe dovuto essere proprio Ma Ming Yu. Ma a Perugia questo fenomeno lo stanno ancora aspettando. Dopo le presentazioni di rito ci sarà la solita e prevedibile folta schiera di giornalisti cinesi e di curiosi di ogni specie ansiosi di assistere agli allenamenti della nuova presunta stella perugina. Ma già dopo pochi giorni sembra che non abbia stimoli: per questo forse non studia neppure l’Italiano, vive chiuso in casa con la moglie, telefona spesso alla figlia di 3 anni rimasta in Cina e non cerca amicizie. «Perché l’italiano – dice Ma – è troppo diverso dal cinese. Lo studio, lo capisco poco. Fuori dal campo non saprei con chi parlare. Quando mi alleno, invece, Cosmi si fa intendere a gesti. E io so benissimo dove posso essere utile». Si, in panchina o, meglio ancora, in tribuna. Merito dell’esperienza, dei suoi 30 anni.Che in Cina arrotondano per difetto (28, con tanto di data di nascita alternativa individuata nel 10 Agosto 1972) o più facilmente per eccesso (32). «Fa la doccia, si veste e sparisce in 3 minuti», spiegano i compagni, che lo chiamano “Nonno”, per via di una faccia che dimostra ben più dei 30 anni anagrafici. «Mi piace stare in famiglia: mangiamo al ristorante cinese sotto casa, vediamo DVD coi sottotitoli, ascoltiamo vecchia musica cinese». La sua famiglia è la moglie Yue Tian. Il cinese pare isolarsi dal resto della squadra, cosa che di certo non lo aiuta ad integrarsi nel calcio italiano: a conti fatti, la maglia del Perugia (con il 9 sulle spalle) è stata da lui indossata solo due volte. In amichevole, in Agosto. E poi non esordì mai in Serie A, per lui solo una manciata di minuti in un Perugia-Salernitana 2-1, Primo Turno di Coppa Italia. A Gennaio iniziò a lamentarsi del suo scarso impiego ma fece comunque autocritica: «In Cina non ci torno. Se finora non ho giocato è solo colpa mia: non sono ancora abbastanza bravo». E dava l’impressione di peggiorare ulteriormente, visto che viveva intere giornata da pensionato. «Eppure – giurò Cosmi, che lo allenava – non è un ectoplasma. Ha qualità, visione di gioco. Gli manca poco perché smetta di mandarlo in tribuna». Un sottilissimo filo di ironia – quasi impercettibile – lega la verità dalla presa per il culo. Ma il diretto interessato ribatte: «Cosmi? Non mi dice mai niente». Forse, per non offenderlo. Il giapponese Nakata e anche il coreano Ahn, i piatti forti della connection orientale voluta dalla famiglia Gaucci, avevano mobilitato nel tempo intere truppe di televisioni e battaglioni di taccuini. Il sito Internet della società perugina era disponibile anche nella loro lingua. Per Ma, invece, niente Internet, e pochissime telecamere. Ormai, i fenomeni da baraccone non fanno più notizia.
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